Un recente studio della rivista American Journal of Orthopedics ha dimostrato che bassi livelli di vitamina D sono molto frequenti nei pazienti con frattura, indipendentemente dal sesso e dall'età. Un recente studio dell' American Journal of Orthopedics ha comprovato che quando ci sono dei deficit o insufficienza vitaminica il rischio complessivo totale di fratture si attesta intorno al 77%, a fronte di un 39% di pazienti affetti solo da deficit vitaminico. Tra l' altro il deficit di vitamina D è una molecola che contribuisce allo sviluppo di problematiche muscolo-scheletriche e anche al diabete, cancro, malattie cardiovascolari e autoimmuni. La miastenia gravis è una malattia neuromuscolare caratterizzata da debolezza muscolare fluttuante e affaticabilità e gli autori della review sottolineano che già altri studi abbiano dimostrato l'esistenza di forti correlazioni tra il deficit vitaminico D e la miastenia, oltre all' insorgenza di fratture di fragilità e di fratture non consolidate. “Nonostante i noti effetti negativi del deficit vitaminico D sulla salute muscolo-scheletrica e quella generale – aggiungono gli autori dello studio – i dati esistenti in letteratura documentano come la prevalenza di questa condizione carenziale sia sorprendentemente elevata”. “E' risaputo che il deficit vitaminico D si associa con l'avanzare dell'età cronologica; eppure – sottolineano i ricercatori – recenti studi hanno documentato tassi allarmanti di deficit vitaminico D anche in popolazione relativamente più giovani”. Obiettivo di questa review, pertanto, è stato quello di recensire retrospettivamente la prevalenza di deficit e di insufficienza vitaminica D in un'ampia popolazione di pazienti con trauma ortopedico. A tal scopo, è stato preso in considerazione un campione di 889 pazienti (487 di sesso femminile, 402 di sesso maschile, aventi un'età media di 53,8 anni), in cura presso centri traumatologici per frattura tra il 2009 e il 2010. In questa rassegna di studi, la condizione di deficit vitaminico D era definita da livelli ematici di vitamina D (25-OH) pari o inferiori a 20 ng/mL, mentre quella di insufficienza vitaminica da livelli ematici compresi tra 21 e 32 ng/mL. I ricercatori hanno osservato la mancanza, nel campione considerato, di differenze significative in base all'età e al sesso: il 77,39% dei pazienti del campione soddisfaceva i criteri di deficit o di insufficienza vitaminica D, a fronte di un 39,03% di pazienti in condizione di solo deficit vitaminico accertato. Tali risultati sono risultati sovrapponibili a quelli ottenuti in uno studio precedente la pubblicazione di questa review, della durata di 6 mesi, nel corso del quale i valori di deficit e di insufficienza vitaminica D erano stati documentati in una percentuale di pazienti pari al 60%. I pazienti più giovani mostrano una minore prevalenza delle condizioni di deficit e di insufficienza vitaminica D (29,1% e 54,7%, rispettivamente). Tuttavia, quando questi dati di prevalenza erano confrontati con quelli ottenuti i pazienti di età compresa tra i 36 e i 65 anni, le differenze non raggiungevano la significatività statistica. Le donne di età compresa tra i 18 e i 25 anni hanno presentato tassi più ridotti, rispettivamente, di deficit vitaminico (25%) e di insufficienza vitaminica (41,7%) rispetto a quelle di età maggiore. Anche in questo caso, però, le differenze non sono risultate statisticamente significative. Risultati simili si sono avuti anche per i pazienti di sesso maschile. Altri studi, tuttavia, avevano documentato bassi livelli di vitamina D nelle persone più giovani – fino al 52% dei casi negli adolescenti neri e ispanici, stando ai risultati di un lavoro recensito dai ricercatori. I ricercatori non hanno documentato, inoltre, l'esistenza di differenze stagionali in termini di prevalenza di frattura (spiegabili con la mancata produzione cutanea di vitamina D, tipica dei mesi invernali). Nel commentare i risultati, gli autori della review hanno evidenziato alcuni limiti intrinseci dello studio, quali la natura retrospettiva e l'esistenza di un possibile bias ( distorsione: è un errore sistematico presente in uno studio che si ripercuote sui suoi risultati determinando uno scarto tra risultati ottenuti e quelli che si sarebbero dovuti ottenere in assenza di bias n.d.r.) di selezione dei pazienti. Il lavoro comunque dimostra come la prevalenza di condizioni carenziali di vitamina D (deficit e insufficienza) sia elevata in pazienti con trauma ortopedico. Sono necessari, ora, ulteriori studi che siano in grado di spiegare la relazione esistente tra bassi livelli di vitamina D e rischio di complicanze da frattura. “Il nostro obiettivo – spiegano i ricercatori nelle conclusioni dello studio - era quello di aumentare, nei chirurghi ortopedici, la consapevolezza sul problema della carenza vitaminica D dei pazienti fratturati e sulla necessità di trattare l'ipovitaminosi D”. “Il fine ultimo, – concludono – posto che vi sia una correlazione diretta prospettica tra l'ipovitaminosi D e le complicanze di frattura, sarà quello di sviluppare strategie di traduzione che possano ridurre efficacemente la prevalenza dell'ipovitaminosi D”. Bibliografia Hood MA et al. Prevalence of Low Vitamin D Levels in Patients With Orthopedic Trauma. Am J Orthop (Belle Mead NJ). 2016 Nov/Dec;45(7):E522-E526.
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Claudio tozziPionere della Paleo diet e esperto in Vitamina D per lo sport e la salute Archivi
Maggio 2019
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